
MJ work Salvatore
1 ott 2025
Un'analisi del "rischio eccentrico" e dei limiti della responsabilità del datore di lavoro.
Di chi è la colpa quando un lavoratore subisce un infortunio a causa di una sua stessa disattenzione? La domanda è tutt'altro che banale e rappresenta uno dei punti di maggiore complessità nel diritto della sicurezza sul lavoro in Italia. Il dibattito sull'auto-responsabilità colposa del lavoratore e sui confini della responsabilità del datore di lavoro (DDL) è in continua evoluzione, specialmente con l'affermarsi di un modello di prevenzione più partecipativo.
Analizziamo come la giurisprudenza e la dottrina affrontano questo delicato equilibrio.
La Posizione della Giurisprudenza: la Responsabilità (Quasi) Assoluta del Datore di Lavoro
L'orientamento dominante della Corte di Cassazione è estremamente rigoroso: la posizione di garanzia del datore di lavoro, sancita dall'art. 2087 del Codice Civile e dal D.Lgs. 81/2008 (Testo Unico sulla Sicurezza), è talmente ampia da imporgli di proteggere il lavoratore anche da comportamenti imprudenti, negligenti o frutto di imperizia.
In questo quadro, il comportamento colposo del lavoratore assume una rilevanza limitata. Il datore di lavoro non può fare "affidamento" sul fatto che il dipendente rispetti sempre le norme di sicurezza. Anzi, il suo dovere di vigilanza e formazione è finalizzato a prevenire anche gli errori e le disattenzioni umane.
L'unico fattore in grado di spezzare questo legame di responsabilità (il cosiddetto "nesso causale") è l'introduzione da parte del lavoratore di un rischio eccentrico.
Cos'è il Rischio Eccentrico e Quando Esclude la Responsabilità?
Per capire quando la condotta del lavoratore diventa l'unica causa dell'infortunio, la giurisprudenza distingue due scenari:
Comportamento NON Eccentrico: Una condotta imprudente o negligente che, tuttavia, rientra nelle mansioni affidate al lavoratore. Se l'errore si inserisce in un contesto di carenze organizzative, formative o di vigilanza da parte del datore di lavoro (ad esempio, prassi scorrette tollerate, macchinari non a norma, formazione insufficiente), la responsabilità del DDL non viene meno. La prevedibilità di una simile violazione fa sì che il garante della sicurezza dovesse comunque intervenire.
Comportamento ECCENTRICO: È una condotta abnorme, imprevedibile e posta in essere in totale autonomia dal lavoratore, al di fuori delle sue mansioni e delle prassi aziendali. Si tratta di un'azione che è "radicalmente e ontologicamente" lontana da ogni scenario prevedibile dal datore di lavoro.
Esempi concreti: un lavoratore che, di sua iniziativa e senza autorizzazione, utilizza un macchinario aziendale per scopi personali, oppure che manomette deliberatamente un dispositivo di sicurezza in un modo imprevedibile e per ragioni estranee al lavoro.
N.B. Solo in questo secondo caso il nesso causale si interrompe, e la responsabilità dell'evento ricade interamente sul lavoratore.
Un Nuovo Approccio: Dalla Causalità Materiale alla "Causalità della Colpa"
Sebbene il concetto di rischio eccentrico resti centrale, la giurisprudenza più recente sta affinando l'analisi, spostando il focus dal solo nesso causale a una più approfondita verifica della colpa del garante.
Questo approccio più moderno impone di accertare non solo se la mancanza del datore di lavoro abbia causato l'evento, ma anche se l'evento stesso fosse concretamente prevedibile ed evitabile e se la condotta alternativa richiesta fosse ragionevolmente esigibile.
In pratica, ci si chiede:
Prevedibilità: Il datore di lavoro poteva realisticamente prevedere quella specifica condotta pericolosa del lavoratore?
Evitabilità: Avrebbe potuto evitarla con misure di prevenzione adeguate e concretamente attuabili?
Esigibilità: La condotta "doverosa" che avrebbe evitato l'infortunio era un'alternativa realisticamente praticabile?
Un esempio chiave è quello delle prassi lavorative illecite. La responsabilità del garante non è automatica, ma richiede la prova che egli fosse a conoscenza di tale prassi (o che la ignorasse per colpa, violando il suo obbligo di vigilanza). Senza questa prova, si cadrebbe in un'inaccettabile forma di responsabilità oggettiva "da posizione", dove il datore di lavoro risponde per il solo fatto di ricoprire la sua carica.
La Critica della Dottrina: Tra Paternalismo e Auto-responsabilità
Molti giuristi (la "dottrina") criticano l'approccio tradizionale della giurisprudenza, definendolo eccessivamente "paternalistico". Le principali obiezioni sono:
Rischio di Responsabilità Oggettiva: L'eccessiva enfasi sulla "posizione di garanzia" rischia di trasformare la responsabilità penale del datore di lavoro in una forma di responsabilità oggettiva, dove la colpa (prevedibilità ed evitabilità) viene data per scontata anziché accertata rigorosamente.
Valorizzazione dell'Auto-responsabilità: La dottrina spinge per una maggiore applicazione del principio di auto-responsabilità del lavoratore. Questa visione è in linea con l'evoluzione normativa, in particolare con l'art. 20 del D.Lgs. 81/2008, che definisce chiaramente gli obblighi dei lavoratori, rendendoli soggetti attivi e "debitori" della propria sicurezza e di quella altrui.
Conclusione: Verso un Equilibrio più Giusto o no?
Il quadro attuale rimane complesso. Da un lato, la giurisprudenza mantiene un approccio fortemente protettivo, escludendo quasi sempre la rilevanza della colpa del lavoratore, a meno che non si manifesti in un comportamento totalmente eccentrico e imprevedibile.
Dall'altro, si fa strada un'analisi più equilibrata che, senza svuotare di significato la posizione di garanzia del datore di lavoro, valorizza l'accertamento della colpa in termini di prevedibilità, evitabilità e concreta esigibilità.
La sfida per il futuro è trovare un punto di equilibrio che, pur confermando il dovere primario di protezione in capo all'azienda, riconosca il ruolo attivo e responsabile che la legge stessa affida al lavoratore nel sistema di prevenzione aziendale.
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